L’aula è fredda, in tutti i sensi. La cattedra igienizzata è umidiccia e ha un aroma ospedaliero. Il silenzio. I codici da inserire, si aprono pagine virtuali. Una cattedra nel deserto. Poi si avviano le comunicazioni e, da lontano, si sentono le voci degli studenti. Voci cavernose, annoiate, “buongiorno” strascicati. Poi il buio, monologo dell’insegnante, l’eco che rimbalza tra le pareti; campanella (quella sì, suona sempre) e cambio aula. Più o meno sono così le giornate della didattica a distanza, espressione che di per sè è un ossimoro.

La scuola senza studenti potrebbe essere stata raccontata un secolo fa in un romanzo distopico. Certe proiezioni avveniristiche prevedono un futuro senza insegnanti, con automi perfetti che presentano lezioni perfette (che idea inquietante!) ma a un futuro senza studenti nessuno aveva mai pensato. I corridoi sono austeri come quelli di un tribunale senza cause, il silenzio tanto auspicato in tempi “normali” fa rimpiangere il chiasso perduto. Manca la vita, e gli insegnanti sono esploratori di un pianeta disabitato, che comunicano con basi lunari distanti centinaia di metri che paiono anni luce.

Nel cuore del docente albergano la preoccupazione che i nati nel Ventunesimo secolo si abituino a una scuola così, la tensione di superare il distacco della distanza, la magra consolazione della didattica del “piuttosto”, cioè “piuttosto che niente, meglio piuttosto”. Vero è che distanza fa rima con speranza. Anche i pomeriggi del Salvagente rispettano la normativa ma, per ora, salvano la presenza. Sebbene si sia provveduto anche a considerare una relazione educativa virtuale, quella reale è sempre vincente anche nei momenti di sfida come questo.

L’avvio, veramente, ricordava la fila per il tampone: tutti in fila silenziosa e ordinata, sparata di termometro, doccia alcolica disinfettante, un po’ al piano terra, un po’ di sopra, tutor vigili attenti. Molti volti nuovi hanno conosciuto il Salvagente così, nella versione con pannelli trasparenti per separare discente da docente. Questo diaframma è sicuro ma sottile perchè in settimane così rigide e dure possono nascere delle relazioni educative che si salderanno quando non sarа più necessaria tanta cautela. Pomeriggio dopo pomeriggio si nota che la fatica di studiare da soli è attenuata da una compagnia reale, dopo una giornata di cattedra nel deserto, finalmente qualcuno con cui vivere lo studio, un’oasi, l’ombra che serve per ripartire.