Come e quando hai conosciuto il Salvagente?
Ho conosciuto il Salvagente nel 2007 prima da genitore per le vicissitudini scolastiche di mio figlio, poi come insegnante ho continuato a frequentarlo per la gratitudine provata, accorgendomi di come mio figlio è stato guardato e per il fascino di un’esperienza educativa vera, coinvolgente e a misura della persona.

Qual è il ricordo più bello che hai del Salvagente?
Ogni volta che arrivavo a lezione qualche ragazzo mi accoglieva con gioia e riuscivo a sfondare un muro di apparente apatia o indifferenza, così l’aiuto ai compiti si trasformava in un dialogo pieno di domande, a volte anche drammaticamente urgenti, perché riguardanti la vita, il bisogno di essere amati e considerati, di sapere chi si è e cosa si desidera veramente con quella radicalità che solo gli adolescenti hanno.

Come nascono le illustrazioni che crei per il Salvagente? Hai una ispirazione particolare?
Non hanno sempre la stessa ispirazione. Nel tempo, visto che sono almeno 5 anni che le faccio, hanno assunto sempre più un aspetto vignettistico. Il motivo conduttore intorno al quale costruisco una vignetta è il logo del Salvagente, bianco e rosso. All’inizio lavoravo con gli acquerelli ma mi sono resa conto che i pennarelli acrilici erano più idonei per ottenere un’immagine più adatta ad una etichetta, con disegni netti, vivaci e divertenti. I soggetti riguardano sempre qualcosa che veicola un piccolo messaggio in cui l’oggetto “salvagente” rappresenta una esperienza, un luogo che ti ripesca, ti tiene a galla nelle difficoltà, ti giunge come un dono. Negli anni passati mi sono spesso ispirata al mare perché trovavo che l’immagine delle profondità del mare con i suoi pesci, i relitti e quello che nasconde potesse rappresentare l’esperienza della vita e della ricerca di un tesoro nascosto che in particolare gli adolescenti cercano. Invece in questi ultimi due anni, visto il periodo natalizio, il protagonista della vignetta è Babbo Natale. Il vecchio saggio e bonario che ama bambini e giovani, a volte buffo e divertente, portatore di doni e che esaudisce un desiderio. In particolare nelle ultime etichette l’ho fatto coinvolgere a pieno nell’esperienza del Salvagente facendolo partecipare alle lezioni, imbottigliare la birra, portare doni misteriosi oppure far uscire dal sacco dei doni un salvagente.

Cosa ti spinge dopo tanti anni a disegnare nuove illustrazioni?
Ogni volta iniziare a progettare è faticoso, ma una volta iniziato non smetterei più perché le idee si accavallano una dopo l’altra ed è sempre una sfida trovare quella più convincente, cioè quella che più rappresenta gli aspetti più interessanti e affascinanti della esperienza che io ho vissuto come insegnante e che ritengo essere le caratteristiche più belle del Salvagente, quelle per cui i ragazzi si affezionano, si fidano e crescono.

Perché è importante sostenere il Salvagente con la Birra Solidale?
Perché possa continuare a esistere questo luogo di aiuto allo studio che è anche un aiuto alla vita a cui molti ragazzi si rivolgono, e anche genitori, con la speranza che qualcuno restituisca loro una stima in sé che troppi insuccessi hanno distrutto. Trovare adulti che non vedano l’immagine negativa di quello che non sono, non fanno, non valgono, ma leggano dietro al disagio il bisogno, dietro alla ribellione il desiderio di essere amati, dietro a quello che non dicono il grido di aiuto. Trovare adulti che non si spaventino e vadano al di là delle loro reazioni istintive sapendoli guidare con discrezione e volendo esclusivamente il loro bene..

Possiamo dire che il Salvagente è un posto speciale? Perché?
In quale altro luogo tutto questo diventa progetto educativo fondante il lavoro didattico, i rapporti tra giovani e adulti e degli educatori, volontari e non? È una comunità educante dove tutti, non solo i ragazzi, crescono mettendosi in gioco.