Il ritorno alle lezioni in presenza, dopo tanta didattica a distanza (seppur a settimane alterne con le classi divise in due gruppi) è lo spunto per una riflessione con alcuni studenti che frequentano la cooperativa Salvagente, che, anche in questa situazione, si è dimostrata un punto saldo per tanti adolescenti, a fronte delle incertezze e della precarietà delle loro attuali esperienze scolastiche.

“Non ho difficoltà ad ammettere – racconta Luca Ciani, studente al 4° anno all’ITTS Marconi di Forlì – che il primo lockdown (marzo 2020) inizialmente mi ha reso felice, perchè si stava a casa: poi, prolungandosi di molto, è sopraggiunta la noia, il desiderio di rientrare a scuola e la consapevolezza che è molto difficile mantenere la concentrazione di fronte ad un monitor. In più ho notato che alcuni professori hanno cercato di studiare qualche innovazione per rendere più accattivante la lezione online, altri, invece, si sono limitati a puntare la telecamera sulla lavagna e a gestire le proprie ore come prima. Oggi con il rientro in presenza credo che sarà tutto più facile, sia per le possibilità di relazioni reali, sia per l’apprendimento”.

“Devo ammettere – è il pensiero di Elia Foggetti, anch’egli studente di Quarta all’ITTS – che abbiamo perso un sacco di tempo a livello formativo, in quanto la scuola non era preparata in tempi rapidi a gestire le lezioni online, poi si sono organizzati. Ho fatto un sacco di fatica perchè ho difficoltà nell’apprendere in presenza, figuriamoci a distanza! Dopo l’estate il rientro è avvenuto in condizioni non normali, ma neppure tragiche: desideravo andare a scuola, anche perchè tutta la parte laboratoriale (molto importante nel piano formativo) ovviamente non era fattibile online. Il successivo ritorno alla didattica a distanza è stato faticoso: in un monitor diviso nel nostro caso in 26 mini-riquadri, i professori non possono cogliere le nostre espressioni come avviene in classe e di conseguenza interagire al meglio: è tutto più complesso. Proprio per questo, al ritorno alle lezioni in presenza ho deciso, avendone la possibilità in quanto DSA, di partecipare ad entrambi i due gruppi in cui è suddivisa la classe”.

“La didattica a distanza – afferma Marco Gnani, studente di Seconda sempre all’ITTS di Forlì – non è stata inizialmente un peso, in quanto sono un ragazzo abbastanza solitario. Con il tempo mi sono reso conto che era una situazione molto diversa e complicata per apprendere al meglio. Anche nel mio caso, in quanto DSA, ho avuto la possibilità di seguire le lezioni in presenza anche durante il lockdown e l’ho fatto da solo in classe con i professori, mentre i miei compagni erano in video. Una situazione irreale, ma che mi ha aiutato a capire meglio le lezioni ed ad interagire di più con gli insegnanti”.

“Una cosa che ho notato – spiega Giada Balestri (2° anno all’Istituto Ruffilli di Forlì) – è la differenza fra i primi tempi e la situazione attuale: all’inizio è mancata l’organizzazione, sono saltate molte lezioni, poi ho visto negli insegnanti lo sforzo per essere più coinvolgenti nelle lezioni online. Apprezzo molto, poi, la sosta di 15 minuti fra una lezione e quella successiva, in quanto la concentrazione di fronte al monitor è complessa e quel po’ di tempo di rilassamento aiuta a fare meglio nell’ora dopo”.

Ne emerge, quindi, un quadro nel suo complesso complicato, dove gli studenti, seppur versatili, si rendono perfettamente conto dei limiti della didattica a distanza e dell’incertezza sul futuro, causata dai cambi di regole, dettati dai vari DPCM. In tutto questo contesto il supporto del Salvagente è stato indubbiamente prezioso per tutti: dopo le forzate attività a distanza della seconda parte dell’anno scolastico 2019/2020, la cooperativa, seguendo protocolli rigidi di sicurezza, ha sviluppato la propria attività sempre in presenza, un valore aggiunto molto apprezzato dai ragazzi.

“Per noi il Salvagente – affermano Luca, Elia e Marco – è un aiuto costante per lo studio e lo è stato ancora di più in questo periodo così complesso. L’emergenza in corso ci ha spinti ad essere tutti più responsabili e a dare il massimo, sempre. In alcune occasioni il Salvagente è stato qualcosa di più: un’àncora di salvezza, una grande famiglia a cui appoggiarsi, di fronte alle difficoltà non solo nello studio, ma anche nei problemi quotidiani”.

“Per me – conclude Giada – il Salvagente è una nuova esperienza che ho cominciato da poco, esattamente dall’estate scorsa: posso dire che qui mi trovo veramente bene”.