Con l’avvento della “zona rossa” anti-Covid, datato 8 marzo, la cooperativa sociale Salvagente ha riattivato, come più o meno un anno fa, la didattica a distanza, tramite la oramai famosa piattaforma web Google Meet. Grazie alle potenzialità dell’applicazione e alle capacità digitali degli educatori Marco Poggi e Roberto Giunchi, è stato messo a punto un sistema di videoconferenza, che offre una certa continuità con quanto avveniva in presenza fino a qualche tempo fa. In più c’è da dire che questo nuovo lockdown era purtroppo atteso e quindi preparato, per cui si è evitato quello sconcerto umano e tecnologico verificatosi un anno fa.

“I nostri pomeriggi – spiega Mandy Barucci, referente della cooperativa per le attività con i ragazzi delle Medie – si aprono, possiamo dire, in plenaria, nel senso che tutti gli educatori ed i ragazzi sono collegati ad un unico link, che permette un momento spontaneo di saluto e di sorrisi, prima di mettersi al lavoro. Successivamente la piattaforma, tramite altri link, ci permette di dividerci in più ‘stanze’ (circa 6/7 al giorno), dove vengono sviluppate le singole materie con gli insegnanti o i tutor di riferimento, a cui i ragazzi accedono per svolgere il proprio lavoro. Una volta terminata l’attività sulla materia prescelta, hanno la possibilità di rientrare in plenaria ed essere indirizzati ad una successiva stanza dove svilupparne un’altra. Questa ‘dinamicità digitale’ permette di svolgere un buon lavoro in piccoli gruppi, altrimenti problematico con tanti ragazzi collegati in contemporanea”.

Si legge chiaramente nei volti della stessa Mandy e di Anna e Sofia, studentesse in videocall durante la nostra intervista, la fatica del ritorno alla relazione online, ma vi si scorge anche una positività nell’affrontare l’emergenza e la capacità di cogliere, anche in questa modalità, qualche aspetto gratificante.

“Vedersi tramite il monitor – continua Mandy – è limitativo, ma presenta anche aspetti interessanti: per esempio ho la possibilità di dialogare con i ragazzi senza mascherina e anche, offermandosi con lo sguardo dietro alle loro spalle, di entrare nella loro vita, quasi nella loro casa e condividerne spazi, oggetti e, in certi casi anche la confusione, tutti aspetti semplici, che però facilitano il dialogo e la relazione. Insomma una porta aperta che anch’io lascio ben visibile per rendere più caldo il nostro contatto”.

Questa situazione ha creato anche inaspettate potenzialità tecnologiche in persone non più giovani e meno avvezze agli strumenti digitali: è il caso di Clara Girelli, insegnante volontaria che, essendo in pensione, da circa 4 anni, offre il suo contributo in cooperativa.

“Mi sono messa in gioco – raccolta la prof.ssa Girelli – con il computer, perchè la relazione con i ragazzi mi riempie la vita: da diversi anni ho perso il marito e ho dovuto ridisegnare la mia esistenza. Adesso, seppure a distanza, non voglio perdere neppure una giornata nel contatto con loro: io metto a disposizione le mie conoscenze nelle materie umanistche e loro mi gratificano molto, perchè percepisco una forte condivisione delle cose che facciamo insieme”.

“Un altro aspetto significativo di queste relazioni a distanza – conclude Mandy – sta nel bisogno di dialogo spontaneo che emerge con forza dai ragazzi: accade spesso che una volta finito lo studio, si prolunghi in plenaria la connessione per stare insieme e dialogare spontaneamente. Una chiara conferma di quello che sperimentiamo da anni, ovvero che la nostra attività non possa prescindere da una forte e profonda relazione umana. Detto ciò rimane un grande desiderio di riabbracciarci: speriamo accada presto”.