La cooperativa sociale Salvagente è attiva, come supporto allo studio per ragazzi adolescenti e svolge la propria attività presso i locali della Parrocchia di S. Giuseppe Artigiano di Forlì. Definirla un semplice doposcuola è decisamente riduttivo, in quanto l’attività di sostegno alle materie scolastiche è accompagnata da una presa in carico complessiva del ragazzo, che in definitiva trova nella cooperativa un àncora ben salda, su cui appoggiarsi, per crescere e maturare nel proprio percorso di vita. Spesso, infatti, una buona organizzazione dell’approccio allo studio, non solo migliora i risultati scolastici, ma rappresenta una base solida per affrontare i piccoli e grandi problemi di tutti i giorni.
Figure chiave, presenti in cooperativa, proprio per curare questo accompagnamento a 360° dei ragazzi sono i tutor, ovvero l’anello di congiunzione fra gli adolescenti e gli insegnanti, una sorta di facilitatori del processo educativo, la cui presenza è molto apprezzata da tutti (insegnanti, ragazzi e famiglie).
“In effetti – spiega Roberto Giunchi, 29 anni, uno dei quattro tutor del Salvagente – noi cerchiamo di capire le esigenze dei nostri ragazzi, le lacune che presentano nello studio, per poi indirizzarli verso gli insegnanti della cooperativa che meglio potranno rispondere ai loro bisogni. Oltre a ciò non siamo indifferenti ai problemi sociali che ciascuno presenta, abbiamo momenti specifici di ascolto in merito alle loro difficoltà, nella piena consapevolezza che, partendo da una buona organizzazione dello studio, si creano i presupposti per mettere ordine nella propria vita”.
“Il nostro obiettivo – racconta Mandy Barucci, anch’essa tutor – è quello di accompagnarli verso un’autonomia completa che non riguardi solamente le sfere legate ai compiti scolastici, ma che abbracci tutti gli aspetti delle loro esigenze sociali. Il nostro compito, poi, non si esaurisce all’interno delle mura del Salvagente, ma risulta molto prezioso anche fuori: le stesse famiglie apprezzano molto la nostra presenza e, in alcuni casi, ci chiedono una mano per interfacciarsi nel modo migliore con la scuola. In più, in altri contesti, sono gli stessi Istituti Scolastici che, specie in presenza di ragazzi con qualche difficoltà, ci chiamano per un confronto educativo, al fine di conoscere le dinamiche comportamentali che si sviluppano esternamente agli orari scolastici”.
A livello organizzativo ogni tutor ha la responsabilità di un gruppo di ragazzi e, per ognuno di loro, tiene un libretto, una specie di diario, nel quale vengono annotati i voti che l’adolescente consegue a scuola, oltre che pensieri o emozioni scaturite da qualche particolare avvenimento: in realtà il libretto diventa, in talune circostanze, il segnale di una richiesta di dialogo.
“Quando i ragazzi ci chiedono il libretto – spiegano Roberto e Mandy – spesso desiderano analizzare per iscritto qualche difficoltà o problema, innescando indirettamente una richiesta di aiuto per fare il punto della situazione: è qui che noi dobbiamo farci trovare sempre pronti all’ascolto, per rispondere nel modo migliore a dubbi e difficoltà riscontrate nei loro ambiti di vita”.
Certamente questo desiderio di relazione lascia intendere che la percezione che i ragazzi hanno dei tutor sia altamente positiva: ciò è vero, ma è il frutto di un percorso. Il primo approccio al Salvagente, spesso non è spontaneo, ma richiesto dai genitori: solo dopo un po’ di tempo sono gli adolescenti stessi ad affermare che la cooperativa è una loro seconda famiglia, dove vengono accettati così come sono e dove sono liberi di essere se stessi, in un contesto che comunque presenta regole impegnative. Una specie di zona franca esterna alla famiglia e alla scuola, dove non si è giudicati e dove viene richiesto di offrire il meglio di se stessi, tanto da mettere in moto meccanismi altamente positivi, in grado di sprigionare le proprie qualità, finalizzate ad un maggior impegno e costanza in tutto ciò che si fa.